Tratto da “Il ruolo della percezione nel processo di simbolizzazione musicale”, secondo capitolo della mia tesi di Diploma Accademico di I Livello.
Un altro interessante fenomeno approfondito da Marconi nel suo libro è quello relativo agli schemi incarnati, teorizzato da Mark Johnson nel suo The Body in the Mind. Tale teoria ipotizza che ogni essere umano, nel fare esperienza della relazione tra il proprio corpo e l’ambiente che lo circonda (attraverso movimenti, interazioni con oggetti, propriocezioni, ecc.), acquisisca degli schemi relativi a queste relazioni sulla base della rilevazione di un loro ricorrenza. Tali schemi contemplano non soltanto un’unica dimensione, per esempio la relazione spaziale superiore/inferiore, ma anche insiemi di diverse dimensioni, se queste vengono esperite come correlate. Ognuno di questi schemi costituisce una gestalt di dimensioni coerenti tra loro, ossia dimensioni incarnate in maniera ricorrente nelle relazioni tra il corpo e l’ambiente. Johnson chiama queste gestalten embodied schemata. Osserva Marconi:
Il punto cruciale della teoria di Johnson è rilevare che gli esseri umani non si limitano a utilizzare uno “schema incarnato” quando riconoscono la presenza della sua gestalt nello stesso ambito nel quale esso è stato acquisito, ma ne estendono l’uso anche in altri ambiti, estensione chiamata “proiezione metaforica” (metaphorical projection): egli si concentra in particolare a mostrare la presenza di tale “proiezione metaforica” quando gli esseri umani utilizzano schemi “incarnati” per affrontare concetti, eventi, stati, istituzioni e principi molto astratti, mostrando, ad esempio, come lo schema dell’EQUILIBRIO1, che viene acquisito facendo esperienza del modo in cui il nostro corpo riesce a mantenersi in piedi, in una postura eretta ben bilanciata, permette di individuare la presenza di strutture equilibrate quando queste si presentano nei sistemi, nelle personalità, nelle argomentazioni, nelle istituzioni legali e morali e in altri enti che non sono oggetti percepibili, ma nozioni astratte.2
Quando in un certo ambito, nel nostro caso la musica, si riconosce la presenza di alcuni tratti relativi ad uno schema incarnato, viene inferita la presenza anche di altri tratti della struttura di quello stesso schema. In altri termini, quando lo schema incarnato viene proiettato metaforicamente, la percezione di un oggetto viene strutturata in modo tale che risulti il più possibile riconducibile all’ambito originario da cui è tratto lo schema incarnato. Marconi, citando Aksens, fornisce un esempio musicale relativo al primo Agnus Dei della Missa Papae Marcelli. Per spiegare l’affermazione per cui gran parte delle melodie di tale brano risultano ben equilibrate, si può ipotizzare che alla base di quest’ultima vi sia la proiezione metaforica dello schema incarnato dell’EQUILIBRIO. L’attivazione di tale schema può essere riconducibile a due elementi principali: il riconoscimento di simmetrie relative al punto più acuto e quello più grave delle melodie rispetto ad un ipotetico punto centrale, essendo la simmetria uno dei tratti ricorrenti nello schema incarnato dell’equilibrio; il fatto che, come consuetudine nel contrappunto vocale in stile rinascimentale, ad un grande intervallo (percepito cineticamente come un salto), corrispondono dei procedimenti per grado congiunto, in quanto abbiamo appreso nelle esperienze originarie a partire dalle quali abbiamo prodotto il nostro schema che «dopo un grande salto, se si cerca di continuare, senza interruzione, con altri salti, ci si può sbilanciare fino a cadere, mentre, se si fanno seguire dei piccoli passi è più facile mantenere l’equilibrio». Ulteriori esempi di schemi incarnati che interessano l’ambito musicale sono quelli del PERCORSO, CICLO, CONTENIMENTO, USCITA.